10.02,2023-Egregio Dr. Onorato,
con riferimento al Suo Comunicato sullo Stadio Flaminio, in replica ad alcune osservazioni del Presidente del Consiglio di gestione della Lazio spa, Sen. Claudio Lotito,desidero esprimerLe, sia a titolo personale sia quale Presidente di Federsupporter, il mio vivo apprezzamento per il contenuto di tale replica.
In essa, infatti, ripercorrendo il percorso amministrativo per coloro che sono “distratti”, viene correttamente precisato che, in base alla vigente normativa sugli impianti sportivi, l’ammodernamento o la costruzione di tali impianti richiede che al Comune territorialmente competente ed interessato, venga presentato dal soggetto proponente uno Studio di fattibilità da valere quale Progetto preliminare.
Il Comune, previa Conferenza di Servizi preliminare, qualora valuti positivamente lo Studio ed il Progetto, ne dichiara il pubblico interesse.
Dopo tali dichiarazioni , il soggetto proponente presenta al Comune il Progetto definitivo che viene esaminato in sede di Conferenza di Servizi decisoria alla quale parteciperanno tutte le Amministrazioni pubbliche competenti e che salvo eventuali richieste di proposta di modifiche al Progetto strettamente necessarie , si conclude con un Provvedimento finale, di approvazione o di rigetto del Progetto stesso.
Laddove è evidente che, ove il Progetto preliminare sia stato riconosciuto di pubblico interesse, eventuali motivi ostativi e vincoli alla realizzazione del Progetto ben possono essere superati in sede di Conferenza di Servizi decisoria, sia con modifiche ritenute necessarie sia nel superiore interesse pubblico, pur sempre nel rispetto delle norme.
E’ da sottolineare, altresì, che la normativa sull’impiantistica sportiva conferisce priorità, laddove possibile, ad interventi su impianti già esistenti.
Il che privilegia l’intervento sullo Stadio Flaminio nei confronti della realizzazione di un nuovo impianto che, quindi, potrebbe essere legittimamente realizzato solo a condizione che si dimostri l’impossibilità, che non equivale ad una mera difficoltà, di intervento sullo Stadio Flaminio.
Senza contare, poi,come Lei giustamente rivendica nella Sua replica, che l’attuale Giunta comunale aveva già, reiteratamente, dichiarato la propria completa disponibilità a favorire il predetto intervento, segnatamente per quanto riguarda il problema della copertura e della capienza dello Stadio.
Non ha, peraltro, alcun pregio ed appare come un processo alle intenzioni o come un pretesto, che si possano invocare motivi ostativi e vincoli insuperabili senza aver mai presentato al Comune uno Studio di fattibilità con valenza di Progetto preliminare, così come stabilisce la legge.
Ma ove, pure, si volesse prendere per buone le motivazioni addotte, da ultimo dal Sen.Lotito, non si vede perché allora egli non abbia presentato al Comune uno Studio di fattibilità per la costruzione di uno stadio per la Lazio in altro sito.
Ed è invero singolare e grave tenuto anche conto del ruolo istituzionale ricoperto dal Sen.Lotito, che egli possa pretendere, come pure affermato, che la presentazione di uno Studio di fattibilità da parte sua sia subordinato ad un preventivo assenso a tale Studio.
Assenso che invece come prevede la vigente normativa in materia e come in precedenza descritto, può conseguirsi solo in sede ed all’esito di un procedimento amministrativo di esame e valutazione dello Studio del Progetto mai prima ed a prescindere dallo svolgimento del suddetto procedimento.
Anche a me, pertanto, così come a Lei, resta il dispiacere per i tifosi e piccoli azionisti della Lazio che hanno sempre voluto e vogliono ardentemente ( ricordo che nell’aprile 2014 ben 15.000 tifosi laziali presentarono al Comune una petizione in tale senso) che il “loro” stadio fosse e sia il Flaminio., vale a dire il luogo nativo e dove si è svolta gran parte della gloriosa storia della Società.
Evidentemente, questa Città per qualcuno, come dice Lei, non merita di avere due Società, bensì una sola con lo stadio di proprietà.
Ed è altrettanto vero come pure Lei afferma, che ormai la situazione è a tutti chiara, meno a chi non vuole vedere e non capire per interessi personali o per servilismo e cortigianeria.
Alla “gente laziale”, dunque, nel nome di un calcio solo o prevalentemente affaristico sembra che ormai non resti che vivere, per dirla con il filosofo Spinoza, una passione triste,segnata da una malinconica supina rassegnazione alla mediocrità.
Cordiali saluti
Alfredo Parisi