Così non VA..R

13 marzo

Quanto accaduto il 10 marzo scorso in occasione della partita Cagliari-Lazio ha suscitato, ancora una volta,  proteste e polemiche sull’utilizzo del VAR.

Nelle mie precedenti Note del 20 e 27 dicembre scorsi ( cfr. www.federsupporter.it), mi ero soffermato sulla responsabilità degli arbitri con riferimento al predetto utilizzo e sulla esperibilità di una azione di classe da parte dei tifosi e degli scommettitori a tutela dei loro diritti ed interessi quali consumatori in ordine a tale utilizzo.

Alla luce dei nuovi episodi verificatisi successivamente, espongo in questa sede alcune critiche costruttive e propositive circa l’attuale regolamentazione del VAR.

La ratio di quest’ultimo risiede - dovrebbe risiedere-  in quello che nella medicina viene definito “second best”.

Vale a dire la ripetizione di visite mediche e/o esami di laboratorio onde scongiurare possibili errori diagnostici e terapeutici.

Ma se così è, appare incoerente con tale ratio che il VAR, anziché debba, possa essere utilizzato nelle situazioni di “ match changing situation” , cioè : in caso di goal ( valido o non valido); di rigore ( fischiato o non fischiato); di espulsioni dirette ; di scambi di identità.

Altro principio che contrasta con la suddetta ratio è quello secondo cui il VAR può essere utilizzato nelle situazioni succitate, ma solo in presenza di un “ chiaro errore”.

Se, infatti, lo scopo del VAR è quello di evitare che vengano commessi errori di valutazione incidenti sull’andamento e sull’esito delle partite, allora non ha alcuna ragion d’essere la distinzione tra “ errore chiaro” e “ errore non chiaro”.

Una distinzione ambigua e che consente all’arbitro una pressoché totale discrezionalità nell’utilizzo del VAR e che genera una pressoché totale incertezza del diritto.

La proposta è, quindi, quella sia di eliminare la condizione di utilizzo del VAR  solo nel caso di “ chiaro errore” sia di rendere obbligatorio tale utilizzo in tutte le situazioni di “ match changing situation”.

In questo modo, fermo restando che la decisione finale spetterà all’arbitro, sarà, però, assicurata parità di trattamento e saranno evitati sospetti di non terzietà ed imparzialità nell’utilizzo del VAR.

Ribadisco, anche in questa sede, le mie forti perplessità circa la proponibilità e l’esito positivo di una azione di classe nei confronti dell’AIA ( Associazione Italiana Arbitri) già espresse nelle mie richiamate Note del 20 e 27 dicembre scorsi.

Rimango, invece, convinto della proponibilità, pur con tutte le doverose riserve indotte dalla novità dell’azione e dall’alea insita in ogni giudizio, di un’azione risarcitoria proposta da un litisconsorzio di tifosi e scommettitori nei confronti di singoli arbitri per responsabilità professionale di questi ultimi.

Quanto sopra sul presupposto che all’arbitro, così come al professionista o a chi svolge particolari incarichi, viene richiesta, non la diligenza del buon padre di famiglia, bensì quella conforme alla natura dell’attività esercitata, in coerenza con la diligenza pari a quella che ci si può aspettare da un professionista di media capacità e preparazione.

Responsabilità addebitabile solo per dolo o colpa grave limitatamente ai casi che richiedono la soluzione di problemi tecnici di particolare difficoltà, implicanti una preparazione professionale superiore alla media, ove non ci si sia attenuti all’osservanza del dovere di una diligenza minima.

Circa la possibilità di provare la responsabilità professionale, si può ricorrere alla così detta “ prova critica”: cioè a dire a presunzioni integranti una serie di indizi plurimi, gravi, precisi e concordanti.

Gravi in quanto muniti di elevata capacità di esprimere l’elevata probabilità di derivazione del fatto ignoto da quello noto.

Precisi perché non equivoci, nel senso che consentono una interpretazione più pertinente al fatto da provare.

Concordanti poiché aventi una loro congruenza verso un identico risultato in forza del loro reciproco collegamento e dell’essere indirizzati in una medesima direzione.

Senza considerare che taluni arbitri, nei confronti della Lazio, hanno mostrato di applicare, invece del principio penalistico “ in dubio pro reo”, quello opposto “ in dubio contra reum”.

Da un punto di vista non giuridico, ma, per così dire, “politico”, penso che anche il semplice annuncio di una azione collettiva contro l’intera classe arbitrale, anziché contro quegli arbitri, individualmente e personalmente , ritenuti responsabili di errori, possa essersi trasformata in una sorta  di “ captatio malevolentiae” verso la suddetta classe, percepitasi aggredita indiscriminatamente nella sua interezza.

L’azione di classe nei confronti degli arbitri, per fare una similitudine, si presta, infatti, ad essere interpretata come se, a causa di errori commessi da alcuni medici e avvocati, si agisse, non nei confronti di questi ultimi, bensì contro, rispettivamente, l’Ordine dei Medici e degli Avvocati e/o contro le Associazioni professionali che li rappresentano.

Non è da escludersi, inoltre, almeno in via di ipotesi, che il sistema calcio o alcuni esponenti di quest’ultimo ritengano più opportuno ed utile che alla Champions League vi accedano preferibilmente certe società e non altre: in specie se queste altre siano quelle che più necessitano degli introiti derivanti dalla partecipazione alla suddetta competizione.

Neppure è da escludersi, a mio avviso e sempre in via di ipotesi, che alla Lazio squadra ed ai suoi tifosi venga presentato il “ conto” della ostilità e malevolenza suscitate in non pochi ambienti, sportivi e non sportivi, dai comportamenti del suo azionista di maggioranza e Presidente del Consiglio di gestione.

Per finire, resta da capire il significato concreto dell’appello agli “ splendidi tifosi”, lanciato nel corso di una intervista di ieri, 12 marzo, a Radio Incontro Olympia, dal Responsabile della Comunicazione della Lazio, Arturo Diaconale, affinchè, mentre è meglio che il dr. Lotito “ si defili” ,( gli splendidi tifosi) possano e debbano manifestare il loro dissenso in toni sportivi e civili”.

Quanto alla possibilità, anzi al dovere, degli “ splendidi tifosi” di manifestare il loro dissenso, ricordo che, nel passato, i suddetti tifosi furono sollecitati a manifestare in appoggio alla Società per ottenere la rateizzazione del debito fiscale, ricordando anche che cosa successe, perché c’ero, sotto l’Agenzia delle Entrate.

Ricordo, altresì, come la Società si comportò allora, dopo che molti tifosi, i quali manifestavano “ con toni sportivi e civili”, furono trattati dalle Forze dell’ordine, con molti di essi gravemente feriti anche con rischio di perdita della vita.

E ricordo pure, a proposito di VAR, che il dr. Lotito, il quale oggi recrimina che senza di esso la Lazio sarebbe prima in classifica, in una intervista al giornale “La Città” del dicembre scorso, riportata dal sito www.granatissimi.it, aveva detto: “Basta errori, ora si deve introdurre la tecnologia anche in Serie B. Siamo penalizzati, serve l’innovazione. Già mi sono fatto sentire con chi di dovere”.

 

Avv. Massimo Rossetti.

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